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18/03/2021
Brexit – Effetti sulla normativa in materia di servizi di pagamento verso la clientela

Con l’accordo di recesso (“withdrawal agreement”), ratificato il 30 gennaio 2020, il Regno Unito e l’Unione Europea hanno sancito che, dal 1° febbraio 2020, la Gran Bretagna non è più uno Stato membro dell’Unione Europea e non è più rappresentato nelle Istituzioni Europee.

L’accordo di recesso ha altresì previsto un periodo transitorio che è restato in vigore fino al 31 dicembre 2020 e durante il quale la normativa europea ha continuato ad essere applicata come se il Regno Unito fosse ancora uno Stato membro dell’Unione Europea.

Per effetto del predetto recesso, salvo futuri accordi diversi tra le parti per cercare nuove intese nel settore dei servizi finanziari finalizzate al libero scambio, a partire dal 1° gennaio 2021 agli operatori del Regno Unito che svolgono la loro attività all’interno dell’Unione Europea, e quindi anche in Italia, si applica la normativa relativa ai soggetti di Paesi terzi (extra UE).

Per quanto riguarda lo specifico settore dei pagamenti, dal 1° gennaio 2021 la normativa primaria e secondaria dell’Unione Europea non trova più applicazione riguardo al perimetro delle transazioni di pagamento concluse da/verso il Regno Unito.

In particolare, le principali norme europee il cui perimetro di applicazione risulta modificato a seguito della “Brexit” sono:

• Direttiva UE 2015/2366 (PSD2) e normativa EBA di attuazione

• Regolamento UE n. 2009/924 (come modificato da ultimo dal Regolamento UE 2018 /518) in materia di parità di commissioni e conversioni valutarie per i pagamenti transfrontalieri

• Regolamento UE n. 2015/847 riguardante i dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi.

In virtù, invece, di accordi con l’European Payment Council (EPC) il Regno Unito continua a far parte dei Paesi aderenti all’area SEPA, classificato tra in Paesi non facenti parte dello Spazio Economico Europeo - EEA.